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per la Società, Senato della Repubblica

Interrogazione parlamentare sulla individuazione paesi sicuri per richiedenti asilo

13 Novembre 2019
By monicacirinna.it
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1612 Views

Il decreto del 4 ottobre del 2019 sull’individuazione dei paesi di origine sicuri lede in modo grave la condizione dei richiedenti asilo LGBT+: sono considerati sicuri stati come Marocco, Algeria, Ghana e Senegal, in cui l’omosessualità è tuttora reato e questo renderà difficilissimo ai richiedenti asilo LGBT+ provenienti da quei paesi ottenere tutela. È l’ennesimo frutto avvelenato del decreto Slavini e su questo ho presentato ieri una interrogazione parlamentare. È fondamentale una rimeditazione della materia, che prenda in considerazione le concrete condizioni di vulnerabilità dei richiedenti asilo, compresi l’orientamento sessuale e l’identità di genere. Il diritto dell’immigrazione deve rispettare, anzitutto, la dignità delle persone, in ogni suo aspetto.

INTERROGAZIONE PARLAMENTARE 

 
Atto n. 3-01233

Pubblicato il 12 novembre 2019, nella seduta n. 165

CIRINNA‘ – Ai Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale, dell’interno, della giustizia e per le pari opportunità e la famiglia. –

Premesso che:

in data 7 ottobre 2019 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto interministeriale 4 ottobre 2019, che individua alcuni Paesi di origine sicuri ai sensi dell’art. 2-bis del decreto legislativo n. 25 del 2008, introdotto dall’art. 7-bis del decreto-legge n. 113 del 2018 (cosiddetto decreto sicurezza), convertito, con modificazioni, dalla legge n. 132 del 2018;

tra i Paesi dichiarati sicuri ve ne sono alcuni (come ad esempio Algeria, Ghana, Marocco e Senegal) nei quali l’omosessualità è perseguita penalmente;

considerato che:

la provenienza da un Paese dichiarato sicuro rende più difficoltoso ottenere la protezione internazionale o altra forma di protezione equivalente, sia alla luce dei più ristretti tempi riservati alla procedura, sia soprattutto in termini di maggiore onerosità della prova della condizione di particolare vulnerabilità sofferta nel Paese di origine;

la repressione penale dell’omosessualità si pone in aperto contrasto con i più elementari principi di civiltà giuridica oltre che con i valori fondanti la Costituzione repubblicana;

anche ove sia prevista dalla legge, ma non applicata in concreto, essa è indice di una situazione socio-culturale di forte stigmatizzazione ai danni delle persone omosessuali che, nel Paese di origine, non sono messe nelle condizioni di vivere liberamente la propria affettività e la propria sessualità, le quali, come affermato dalla giurisprudenza interna ed europea, rappresentano uno degli aspetti più intimi della dignità dell’individuo e del libero svolgimento della sua personalità;

in considerazione di simili premesse, la giurisprudenza della suprema Corte di cassazione, in sede di sindacato sulle domande di protezione presentate da richiedenti asilo LGBT+, ha progressivamente escluso ogni possibile rilevanza di valutazioni di tipo stereotipico, richiedendo piuttosto una valutazione della concreta situazione di vulnerabilità del ricorrente, considerato non solo il quadro normativo del Paese di origine, ma anche l’atteggiamento dell’ambiente sociale e culturale nei confronti dell’omosessualità;

l’inserimento tra i Paesi sicuri di Stati nei quali l’omosessualità sia penalmente repressa o comunque fortemente stigmatizzata ostacola e rende oltremodo complesse proprio tali valutazioni in concreto: infatti, il poco tempo a disposizione del richiedente per giustificare la propria domanda di protezione, unitamente alle difficoltà legate all’interiorizzazione dello stigma e alla conseguente difficoltà o vergogna nel dichiarare la propria condizione omosessuale, rischia di vanificare l’effettività del diritto alla protezione internazionale, con conseguente rimpatrio immediato e nuova esposizione al rischio di essere sottoposto, nel Paese di origine, a vessazioni o violenze determinate dall’orientamento sessuale, o comunque di essere consegnato ad una situazione socio-culturale che impedisce di svolgere pienamente la propria personalità e dunque giustifica la concessione di una forma di protezione da parte dell’ordinamento italiano (si veda al riguardo la sentenza della Cassazione, sez. I, n. 445 del 2018);

considerato altresì che:

il decreto 4 ottobre 2019 dà attuazione ad una delle più contestate previsioni del decreto sicurezza il quale, per facilitare le operazioni di rimpatrio, ha introdotto arbitrariamente la categoria dei Paesi di origine sicuri, peraltro individuati dal Governo senza alcun tipo di coinvolgimento delle istituzioni parlamentari, e dunque del tutto al di fuori dal circuito della responsabilità politica;

tale previsione normativa impedisce in radice di operare una valutazione adeguata e in concreto dei migranti in condizione di particolare vulnerabilità, così integrando una palese violazione della loro dignità e conseguente grave pregiudizio dei loro diritti umani fondamentali, come assicurati dalle convenzioni internazionali in materia, da sempre refrattarie a valutazioni di carattere astratto, collettivo o per categorie delle singole situazioni di vita delle persone migranti;

si rende pertanto necessaria una profonda rimeditazione della materia, nel cui quadro appare necessario e urgente assicurare adeguata garanzia delle persone migranti in condizione di particolare vulnerabilità dovuta all’orientamento sessuale o all’identità di genere;

proprio tali categorie di soggetti, più di altre, si trovano a soffrire le conseguenze dell’abrogazione (ad opera dello stesso decreto-legge n. 113 del 2018) della protezione umanitaria come forma residuale di protezione internazionale, la quale aveva consentito, grazie anche ad una lungimirante ed equilibrata opera di interpretazione in sede giurisdizionale, di assicurare adeguata protezione anche ai migranti LGBT,

si chiede di sapere:

quali iniziative i Ministri in indirizzo intendano assumere per evitare che, in conseguenza del decreto interministeriale 4 ottobre 2019, i migranti LGBT vengano rimpatriati verso Paesi che, sebbene dichiarati sicuri dallo stesso decreto, reprimono penalmente l’omosessualità o nei quali, in ogni caso, si registri una situazione sociale e culturale di forte stigma nei confronti delle persone LGBT, tale da impedire loro il libero svolgimento della propria personalità;

quali iniziative intendano assumere, anche in sede di necessario superamento dell’impianto regressivo e repressivo dei cosiddetti decreti sicurezza (a giudizio dell’interrogante triste e ambigua eredità del precedente Governo) per farsi carico del pieno riconoscimento della vulnerabilità delle persone migranti, assicurando strumenti di protezione adeguati alla diversità di esperienze e condizioni di vita che giustificano la richiesta di protezione, anche in considerazione di caratteristiche personali e sociali come genere, orientamento sessuale e identità di genere.

http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/18/Sindisp/0/1126799/index.html

Tags: Asilo Interrogazione parlamentare Lgbt+ Sicurezza

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Il mio contributo alla campagna e all’evento è dedicato ai diritti: i diritti umani, i diritti del pianeta.
Due concetti articolati e complessi che ci mettono davanti all’esigenza di fare un salto di qualità nella costruzione quotidiana del percorso verso la giustizia sociale, ambientale e climatica.
Al centro la salute, le famiglie, tutte, l’istruzione, i minori, il carcere, la dignità del fine vita.
Sui diritti e sulle dignità è necessario che il Partito scelga come muoversi nel rispetto dell' Articolo 3 della Costituzione.
Vi aspetto tutte e tutti oggi alle 17.30 al Qube. Vi aspetto tutte e tutti oggi alle 17.30 al Qube. Noi, insieme, possiamo scrivere il futuro del Lazio: un futuro di progresso, di investimenti nei servizi pubblici, di attenzione all'ambiente e ai diritti, di lavoro e di sostegno alle fasce più deboli della popolazione. Un futuro in cui ognuno possa essere protagonista e in cui nessuna venga lasciato indietro.
Incontriamoci e parliamone insieme con Alessio D'Amato. Erica Battaglia, Emiliano Minnucci tante e tanti altri.

#lazio #avantiinsieme #regionali2023
Danilo è morto per amore, loro si amavano “davv Danilo è morto per amore, loro si amavano “davvero” (cit.)
Alla sua famiglia la mia vicinanza nel giorno dei funerali.

#SanTeodoro #Sardegna #petlovers #pet #cani
Lucha y Siesta è una realtà fondamentale per Rom Lucha y Siesta è una realtà fondamentale per Roma. Un'esperienza in cui tantissime donne hanno trovato aiuto e sostegno, un luogo sicuro per tutte coloro che hanno subito e subiscono violenza. Un luogo da difendere e tutelare, non da processare. 
In tante (e tanti) ci siamo battute perché a quell'esperienza fosse garantita continuità nel posto in cui è nata e che è diventato esso stesso un simbolo di come si combatte la violenza di genere, grazie all'apporto gratuito di centinaia di persone e attiviste, avvocate, psicologhe, operatrici. Esattamente quello che si definisce un "bene comune".
Dopo l'acquisto da parte della Regione Lazio dello stabile di via Lucio Sestio pensavamo ogni questione legale fosse definitivamente chiusa e l'associazione potesse proseguire il suo preziosissimo lavoro.
Vedere, oggi, un processo a carico della presidente dell'associazione ci lascia interdette e ci preoccupa, soprattutto perché, come spiegano le attiviste stesse, c'è già stata un'assoluzione.
La lotta alla violenza di genere, per l'autodeterminazione delle donne, per i diritti umani va supportata e agita in ogni luogo possibile, tribunali inclusi. E la politica, tutta, si schieri in modo netto e compatto al fianco delle attiviste e delle operatrici di Lucha y Siesta.
Continueremo a batterci con loro perché abbiamo bisogno di più esperienze come quella di Lucha y Siesta e non solo a Roma, non di processi.

#lantiviolenzanonsiprocessa #lacasasiamotutte #luchaysiesta #donne #violenzadigenere #stopviolenzasulledonne #roma
Il "buon anno" del governo Meloni si chiama "caro Il "buon anno" del governo Meloni si chiama "caro benzina". Perché questo governo ha abolito le riduzioni sulle accise che il governo Draghi aveva approvato e prorogato per fare fronte agli aumenti del carburante. Aumenti che pesano tantissimo nei bilanci delle famiglie e anche delle aziende.

Peccato che proprio Meloni e Salvini, meno di un anno fa, attaccavano il governo Draghi perché, a loro dire, faceva poco contro il caro-benzina. Salvini invocava lo scostamento di bilancio attaccando l'UE e Meloni accusava il governo di non fermare gli speculatori.

Solo che il governo precedente ha, davvero, abbassato il costo del carburante e loro lo hanno, davvero, rialzato.

Altro che "eliminare 7 accise e l'iva" come diceva Salvini. 
Altro che "fermare gli speculatori: sveglia!" come urlava Meloni.
Bugiardi: questo sono.

#benzina #carocarburante #bugiardi
@viviennewestwood @viviennewestwood
Questa destra che ci governa non ha detto una paro Questa destra che ci governa non ha detto una parola per l'anniversario della strage di piazza Fontana, non celebra l'anniversario della promulgazione della Costituzione nata dalla Resistenza, ha già dichiarato che non festeggerà il 25 aprile, la festa della liberazione dal nazifascismo. In compenso osanna la fondazione del MSI da parte di dichiarati fascisti (Almirante e Rauti erano repubblichini e Rauti fu tra i fondatori di Ordine Nuovo) e pensa sia intelligente piazzare giostre a ridosso del campo di concentramento nazista della Risiera di San Sabba a Trieste. No, non è abbastanza dire due parole di circostanza contro le leggi razziali: il fascismo è stato ed è tanto altro e va condannato in ogni sua forma. Anche le più recenti.

#memoria
#antifascismo
#antifa
#maipiufascismi
#stopfascismo
#lacrimedicoccodrillo
C'è una sentenza di un tribunale, quello di Roma, C'è una sentenza di un tribunale, quello di Roma, che stabilisce che sulle carte di identità dei minorenni vada scritto semplicemente "genitore", com'è sempre stato fino a quando Salvini non decise di fare propaganda sulla pelle delle bambine e dei bambini imponendo "padre" e "madre". 
Una sentenza che, a leggerla, è un tripudio di buon senso e logica. Niente altro.
E poi c'è un governo che disattende la sentenza e fa orecchie da mercante e una ministra della Famiglia che ricorda che la sentenza riguarda una sola coppia di mamme e che le altre, se vogliono, possono fare ricorso, aspettando anni, spendendo soldi che non tutti hanno, rischiando di sentirsi dire di no da giudici dotati di meno buon senso. 
E nel frattempo centinaia di bambini e bambine avranno carte di identità in cui c'è scritto il falso. E non solo perchè Luisa non può essere definita "padre" e Mario non può essere definito "madre". Ma anche perchè esistono moltissime situazioni nelle quali è semplicemente impossibile indicare contemporaneamente la presenza di un padre e di una madre: penso ad esempio al minore orfano adottato da un nonno o da una zia, persone che - come abbiamo ripetuto per decenni - “fanno le veci” dei “genitori”. E che oggi vengono stritolate dall’ideologia.
Davvero, basterebbero la logica e il buon senso, lo ricordò anche il Garante per la privacy nel suo parere sul decreto Salvini.
Ma la propaganda della destra, e ora di questo governo, non guarda in faccia nessuno: neanche i bambini a cui dicono di tenere tanto. 
Bugia: a voi delle bambine e dei bambini non interessa proprio niente.

#bambiniarcobaleno
#famigliearcobaleno
#famiglie 
#famiglia
#genitori
In Afghanistan sta accadendo quel che temevamo e c In Afghanistan sta accadendo quel che temevamo e che abbiamo denunciato con atti parlamentari, scioperi della fame e continui atti di testimonianza: alle donne è stato impedito di frequentare l’università.
Escludere le ragazze e le donne  dai luoghi dell’istruzione e dalla formazione significa respingerle nel privato, in una dimensione in cui la loro oppressione da parte di padri, mariti e fratelli è fortissima. E, dunque, escluderle dalla vita civile, politica, culturale.
Mi auguro che il governo italiano e la comunità internazionale intervengano in modo tempestivo ed efficace: non possiamo restare a guardare.
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