Il dramma di Prati
Il dramma che si è consumato a Prati, dove tre donne sono state uccise, è l’ennesima violenza frutto del patriarcato e del proibizionismo di fatto. Quel sistema che costringe le sex worker a vivere di nascosto, a correre rischi e pericoli continui, a subire uno stigma che le rende vulnerabili e obiettivo facile. Quel sistema in cui i criminali che gestiscono la tratta costringono donne che non vogliono a prostituirsi e in cui coloro che scelgono di fare le sex worker sono stigmatizzate, represse e relegate all’invisibilità. Di loro si parla solo quando vengono alla luce orribili fatti di cronaca, sempre con una malcelata colpevolizzazione delle vittime: sono pu**ane, in fondo se la sono un po’ cercata.
Pubblicare i racconti pruriginosi, paternalistici e moralistici dei clienti, alimenta tutto questo, quando l’unica voce che andrebbe ascoltata è quella delle sex worker. Ascoltare le loro rivendicazioni, affrontare, una volta per tutte, fuori da atteggiamenti criminalizzanti e sessuofobici il tema come andrebbe affrontato: legalizzare il lavoro sessuale permettendo alle e ai lavoratori del sesso di organizzarsi in cooperative, liberamente.
Così si esce da quel sistema criminogeno in cui le uniche vere vittime sono le donne che subiscono violenze, stupri e che troppo spesso perdono la vita.