Intervento in aula del Senato sulla fiducia al ddl Unioni Civili
Monica Cirinnà – Discorso Conclusivo Senato
Comunque la pensiate adesso, ascoltate questo discorso. Contiene tutto quello che è successo in questi due anni e nelle ultime settimane per arrivare fino a qui. Tutta la sincerità e la stanchezza, tutta la sofferenza, non solo della Senatrice Cirinnà, ma di chi in prima linea si è impegnato per portare avanti la battaglia dei diritti. Contiene tutte le spiegazioni anche ai dubbi che in queste ore circolano riguardo obbligo di fedeltà e altre questioni simili. Adesso da qui si riprende. Da questa sofferenza e da questo innegabile importante risultato. Da oggi, cittadini fino a ieri invisibili, avranno cittadinanza per lo Stato Italiano. Ci basta? Assolutamente no, è solo l’inizio. E da questo inizio ripartiamo tutti insieme.
Pubblicato da Diritti Democratici su Giovedì 25 febbraio 2016
Oggi l’Italia apre una nuova pagina del Diritto di famiglia, portando diritti a tutte quelle coppie formate da persone dello stesso sesso che già esistono per la società ma non agli occhi del Diritto.
Penso ai due milioni e mezzo di cittadini italiani che hanno scelto di intraprendere un percorso di vita in coppia senza sposarsi o unirsi civilmente:, coppie di fatto cui questa legge riconoscerà finalmente dignità e diritti.
L’italia non sarà più ultima in tema di diritti civili.
Un buon risultato ma solo un primo traguardo, altri ne dovremo superare con lo stesso impegno e la stessa determinazione.
Il Pd ha creduto in questa legge a tal punto da tentare di andare oltre quei confini, che raramente si superano, tra maggioranza e opposizione, mettendo da parte convenienze e protagonismi e ponendo al centro l’interesse dei cittadini.
Abbiamo vissuto ore terribili nelle ultime settimane, ore nelle quali posizioni ideologiche, tatticismi e calcoli politici hanno costretto il governo alla decisione più difficile, ma anche la più coraggiosa: porre la fiducia sul miglior testo possibile alle condizioni date dai numeri di questo Senato. Ripeto, il PD ha creduto in questa legge. La nostra volontà era chiara, era scritto nel premissivo Marcucci: un nuovo istituto giuridico, le unioni civili, con pienezza di diritti e doveri reciproci all’interno della coppia e il riconoscimento dell’estensione della responsabilità genitoriale attraverso l’applicazione della lettera b dell’articolo 44 della legge sulle adozioni.
Avevamo intrapreso un percorso condiviso, limpido e leale, con tutti quei colleghi della Commissione giustizia che volevano questa legge.
Poi l’incredibile è accaduto quando abbiamo capito il 16 febbraio che il cosiddetto “canguro” non avrebbe avuto più i numeri per essere approvato.
Conoscevamo da tempo il rischio di camminare sull’orlo del vulcano per le tensioni fuori e dentro la maggioranza ma nessuno, ripeto nessuno, si sarebbe aspettato che l’alleato che più urlava fedeltà nei confronti dell’impianto del testo – al punto di non aver fatto emendamenti – spingesse nel cratere del vulcano un grande momento della storia repubblicana che avrebbe visto partecipi forze parlamentari anche lontanissime tra loro.
L’ossessione di voler danneggiare questo Governo ha rianimato il partito incolore dell’immobilismo.
Siamo stati costretti, pur di arrivare all’approvazione della legge, ad una decisione durissima: procedere con la fiducia pur di non rimandare nuovamente un fondamentale appuntamento con la storia.
Ve lo dico chiaramente: noi non ce la siamo sentita di esporre alla roulette russa dei voti segreti il cuore pulsante che rappresenta il riconoscimento dei diritti, dei doveri, della dignità di coppie in quanto tali. Famiglie che difenderemo con la fiducia che ci apprestiamo a votare.
Il Partito Democratico ha sacrificato un punto fondamentale del suo programma, un obiettivo sul quale abbiamo lavorato con cura, rispetto e passione, al centro di un dibattito che fino all’ultimo è stato aperto a possibili correzioni e migliorie.
L’adozione speciale del figlio del partner non era un’eresia! Era l’epilogo naturale, come avviene già in tutta Europa, per tutelare bambini in carne ed ossa che vivono in famiglie in cui sono amati, protetti, curati.
Bambini cresciuti da persone che esercitano a tutti gli effetti un ruolo genitoriale, un ruolo che gli assegna doveri e responsabilità morali che presto una nuova legge dovrà riconoscere.
Il nostro impegno non finisce qui. Il mio impegno in politica non può finire all’alba di una nuova sfida per me e per il mio partito, il Partito Democratico.
Intanto nel maxiemendamento è stata inserita una norma di garanzia che riconosce e sostiene il grande lavoro dei magistrati italiani che hanno emesso ordinanze volte a garantire il supremo interesse dei bambini delle famiglie omogenitoriali, in sintonia con le norme europee, con la legge 184 del 1983 sulle adozioni e tra poco finalmente in sintonia anche con la legge sulle unioni civili.
Come dicevo il nostro impegno non finisce qui, stiamo già lavorando a una riforma organica della legge sulle adozioni, una legge che dovrà consentire a tutte le famiglie, comunque composte, di poter adottare e tutelare tutti i bambini.
Anche su questo tema misureremo la coerenza di chi predica bene e razzola male, penso a tutti coloro che pur dichiarandosi disponibili a dare diritti alle persone omosessuali sono stati protagonisti dell’ostruzionismo più intransigente in commissione, rifiutando vigliaccamente il confronto democratico.
In questa occasione è per me d’obbligo dare anche atto al lavoro dei colleghi di Sel e gruppo misto che non si sono tirati indietro neanche dall’ipotesi poter votare l’emendamento premissivo pur di salvare i contenuti della legge.
Vorrei infine accennare al merito del maxiemendamento che ha recepito tutto l’impianto del ddl 2081 a mia prima firma, con le correzioni condivise degli emendamenti Lumia, al doloroso stralcio dell’articolo 5 sulla genitorialità.
Il testo che stiamo per votare conferma il riconoscimento di tutti i diritti a cominciare da quello più prezioso del riconoscimento della vita familiare e aggiunge un riferimento altrettanto prezioso, di notevole portata, che ci fu negato in commissione: l’aggancio all’articolo 3 della costituzione, che segnerà il percorso ormai irreversibile che ci porterà all’uguaglianza formale e sostanziale.
E’ vero, è stato tolto il requisito di fedeltà. Aldilà delle battute da bar sport due cose sono chiare: in molti paesi europei il requisito della fedeltà non è contemplato in nessuna norma, per nessun tipo di coppia, perché pur essendo un requisito morale importante non può di certo essere imposto per legge.
In Italia la fedeltà sopravvive nel codice civile come requisito frutto di un retaggio culturale contro le donne, un retaggio maschilista che era niente meno che alla base del delitto d’onore, che quindi va oggi superato e, come in tanti sosteniamo, da escludere totalmente dal nostro ordinamento.
Colleghi, in conclusione questa legge, seppur menomata, renderà le unioni civili una realtà anche in Italia.
Abbiamo fatto un primo passo per cambiare: dal Diritto di famiglia al Diritto delle famiglie. Da oggi cambierà la nostra società.
“Cosa sono per me i diritti?” – mi scrive Francesco – “I diritti sono io. Sono il mio nome e il mio cognome, sono quello che sono da quando sono nato, anzi, sono quello che non ho da quando sono nato: la possibilità di essere considerato uguale agli altri, indipendentemente dalla forma del mio amore.” Grazie a questa legge, e concludo signor Presidente, milioni di italiani troveranno finalmente cittadinanza.