Cinque anni di Unioni Civili
5 anni da quell’11 maggio 2016.
5 anni di sorrisi, abbracci, emozioni fortissime. Ogni volta che ho avuto il privilegio di celebrare l’amore dei “miei” tanti mariti e delle “mie” tante mogli, ho visto nascere un mondo nuovo e ho visto, a poco a poco, crescere un paese.
Sì, in questi 5 anni l’Italia è cambiata, è cresciuta: non facciamoci ingannare dalla propaganda di chi sa solo diffindere odio, la società italiana è infinitamente migliore. L’ho visto fuori da ogni sala e da ogni palazzo comunale in cui ho celebrato, in tutta Italia: quelle coppie di uomini e di donne erano accolte con la stessa gioia e la stessa partecipazione.
Le unioni civili hanno cambiato il volto del paese e anche “l’industria dei matrimoni”, il settore wedding: ricordiamocene, ora che cerimonie e feste stanno faticosamente ripartendo.
Oggi, 5 anni dopo, mi chiedo però anche se tutto questo sia sufficiente.
Ancora una volta, la mia risposta è no.
Il cammino dei diritti non può fermarsi, non si ferma. A partire dalla rapida approvazione del ddl Zan, e ora di far fare all’Italia altri importanti passi avanti.
C’è un monito della corte costituzionale da osservare sulla tutela dei diritti delle bambine e dei bambini delle famiglie arcobaleno. Non possiamo rimanere ciechi e sordi, la ferita del 2016, su questo, è ancora aperta.
E soprattutto, è davvero giunto il momento di mettere fine a ogni trattamento differenziato e arrivare al matrimonio egualitario.
Questo, per me, è il senso più profondo di quello che ricordiamo oggi: una legge fondamentale che, come dico, spesso, vorrei diventasse presto inutile.
Viva l’amore e viva le famiglie, tutte.